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Presentato il progetto “Rifiorisce l’Appennino”

Scritto da il Maggio 21, 2018

La scorsa settimana, si è tenuta presso la Rocca Mattei di Grizzana Morandi, la conferenza“Rifiorisce l’Appennino”. In tale incontro è stato presentato un progetto dell’Unione Comuni Appennino bolognese e dello stesso paese, volto a recuperare le colture antiche, come quelle della mela rosa romana. In tal modo si rivaluta quello che Giorgio Morandi descrisse come “il più bel paesaggio del mondo” e contemporaneamente si riprende l’economia agricola.

Il sindaco di Grizzana Morandi, Graziella Leoni ha precisato ricordando che i luoghi dell’Appennino possiedono già tante qualità. Inoltre, questi possono diventare delle attrazioni ancora più interessanti grazie ai frutteti. Secondo Anna Letizia Monti, agronomo e progettista del paesaggio, potrebbe nascere un primario di alberi e colture di mela rossa romana ma anche ciliegie, pere prugne e frutti esotici. Un criterio per unire il rilancio dell’agricoltura e l’ottimizzazione del paesaggio. Il progetto supportato dall’Istituto dei Beni Cuturali, con l’intervento del professor Roberto Balzani, ha evidenziato che la missione  è quella di “unire la scoperta di una particolarità locale dal punto di vista botanico ed agrario ad un ambito territoriale più esteso. Non c’è divisione tra l’ambito agrario, quello economico, quello culturale e paesaggistico. Tutto si tiene, in un’autoctonia che non è il diritto alla conservazione, ma di libera scelta di abitanti e amministratori”.

Dello stesso punto di vista anche Salvatore Argentieri, primo cittadino di Castel D’Aiano e assessore dell’agricoltura per l’Unione Comuni Appenino bolognese. Infatti lui ha spiegato come sia possibile prendere esempio da zone, come quelle della Val di Non, che hanno saputo ben ottimizzare i loro prodotti. Secondo il prof Sansavini dell’Università di Bologna la mela rossa romana può crescere solo sull’Appennino, in quanto ricca di polifenoli, preziosi per l’alimentazione. Inoltre, può essere rimessa in commercio come prodotto di qualità, con produzioni ridotte destinate a consumatori accorti. Bisognerà analizzare le ricerche genetiche già avviate per chiarire con precisione le varie famiglie, come ha precisato Luca Dondini del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna. Ad accertare l’interesse del mercato per questa tipologia di coltivazione la presenza, tra il numeroso pubblico, anche di membri della Coop Alleanza.

A tal punto, si è detto, necessiterà dare vita ad un centro operativo che coinvolga Regione, Comuni, associazioni, Università, imprenditori e coltivatori. Questo per iniziare un percorso che porti al conseguimento di un marchio collettivo. “E’ presente uno spiegamento di forze attorno questo progetto importante sotto il profilo storico, culturale, agricolo e paesaggistico. Un idea che coinvolge la comunità” ha spiegato l’assessore regionale Simona Caselli. Inoltre, ha aggiunto che è necessario iniziare prima da un nucleo operativo e un obiettivo di partenza di venti ettari e cinquemila quintali di mele e superare anche le tradizionali filiere corte. La Regione crede nel progetto ed ora bisognerà solamente trovare i giusti strumenti di marketing per valorizzare i suoi sforzi.


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